“La cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero.
È la fonte di tutta la vera arte e scienza.”Albert Einstein
Esiste una definizione “ufficiale” di cosa sia l’arte: “In senso lato, ogni capacità di agire o di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere un’attività umana in vista di determinati risultati. ”, ma la definizione di Treccani non si ferma qui. Infatti la spiegazione continua per più di una pagina nel tentativo di definire qualcosa che non vuole essere definito, qualcosa che spesso vuole rompere le barriere di una definizione per poter esistere al centro dell’essenza di un istante.
Nella mia esperienza, anche quando l’arte si avvale di “funzioni motivate” (politiche, sociali, di propaganda, psicologiche o curative), porta sempre con sé una qualità che va oltre a ciò che è noto o razionalizzabile, spiegabile.
Ricordo quella fotografia che mi scattarono nei primi anni del 2000 a Rapid City, South Dakota (USA). Nulla di che, una foto buia e sfocata di me di fianco ad una statua. Posso rivivere quell’istante con chiara precisione ancora oggi. Era la statua di un giovane nativo, il capo chino e i polsi legati dietro la schiena. Gli presi la mano e il suo freddo tocco mi accarezzò il cuore. Così tanto da scriverne ancora più di vent’anni dopo.
Quell’opera d’arte è nata come simbolo di protesta, per dar voce ad un popolo che voce non ha, è nata per non dimenticare le atrocità subite dal popolo nativo ma quella sera, quell’opera era lì per riscaldare il mio cuore e per entrare nella mia memoria con forza e delicatezza.
Non potremmo quindi dire che l’arte è qualcosa di inafferrabile, inspiegabile e per questo necessario?
Necessario perché parte integrante dell’essere umano.
Così anche l’arte dalle “funzioni motivate” può scaturire reazioni misteriose e inaspettate, diventando arte dalle “funzioni non motivate”.
Perché definirla dunque, la nostra cara compagna di viaggio?
Perché cercare di afferrarla, domarla, analizzarla? Perché non semplicemente viverla?
Viverla perché parte di noi stessi.
In quanto creatività, essa è qualcosa che gli esseri umani devono fare per natura (nessun’altra specie crea arte), ed è quindi al di là dell’utilità. Apprezziamo l’arte, la musica o la poesia non perché vi sia un motivo, ma perché nel vivere tali esperienze, l’arte ci sta offrendo un ponte per sperimentare noi stessi in relazione all’universo.
L’ istinto umano è naturalmente portato all’apprezzamento per l’armonia, l’equilibrio, il ritmo e la bellezza che vive attraverso i sensi in conversazione con l’esterno. L’arte a questo livello non è un’azione o un oggetto, ma un apprezzamento interiore dell’armonia, dell’equilibrio, del ritmo e della bellezza che si possono vivere anche all’interno.
Lasciamoci guidare dalla nostra intuizione quando ci muoviamo nella vita.
Come una pennellata di colore fresco o un accordo capace di riempire una stanza, diamoci la possibilità di creare nuovi passi in territori inesplorati, scoprendo cosa c’è al di là delle definizioni e dell’utile, creando così un’opera perfettamente in armonia con la bellezza del momento.
Iniziamo l’anno sulla nuvola con creatività, per disegnare un nuovo sentiero che porti alla costruzione di porte magiche spalancate su visioni ricche e sorprendenti.
L’arte ci insegna che tutto è possibile. Sulla tela o su uno schermo, vediamo con i nostri occhi che è possibile volare, che la realtà può cambiare forma diventando ora dei puntini, ora delle figure geometriche imperfette. Vediamo che la musica può essere trasformata in movimento e se anche non possiamo toccare tutto ciò, in qualche modo, tutto ciò è reale. Ci tocca e, a volte, resta con noi.
A voi un’ispirazione musicale del mese, una playlist per accompagnarvi nelle giornate con uno spirito aperto e ispirato:
nuvola teacher