“Scese, evitando di guardarla,
come si evita di guardare il sole,
ma la vedeva come si vede il sole,
anche senza guardarlo.”Lev Tolstoj – Anna Karenina
Dicembre qui da noi è il mese delle luci – quelle del Natale, del camino ardente, dei fuochi accesi per scaldarci nell’inverno.
Dicembre è anche il momento dell’anno in cui d’improvviso ci accorgiamo di quanto la luce – quella viva, del Sole, quella che splende nel cielo – sia una cosa preziosa, rara, sacra.
E di come sia difficile rinunciare alla sua presenza.
Nelle giornate invernali coperte dalle nuvole, in cui il vento, la pioggia e la neve esibiscono la loro potenza e bellezza, il Sole si ritira un po’ e costringe tutti gli esseri viventi a meditare sulla sua assenza.
È difficile rinunciare al Sole, alla sua luce tersa e calda, che sostiene, dà vita a tutto ciò su cui cade. È difficile evitare di guardarlo, sentire il suo calore allungarsi fino a noi – i raggi come dita che ci toccano la pelle, ci scaldano.
La natura – tutta la natura, noi inclusi – si manifesta come un movimento introspettivo, una sorta di fuga verso una luce interiore.
Un luogo fisico o immaginario da cui attingere calore.
Molti animali vanno in letargo – rallentano le loro funzioni vitali in attesa del ritorno del caldo.
Tantissime piante si lasciano spogliare e morire dalla morsa dell’inverno, aspettando con completa fiducia e dedizione il momento in cui il sole, con la primavera, torneranno a vestirle e a dar loro vita.
E noi come affrontiamo questo momento dell’anno?
Noi vogliamo giocare.
Da bambini facevamo questo gioco, le mamme lo consideravano pericoloso e quindi l’avevano posizionato tra il livello allerta grave, rischio estinzione bambini sulla Terra e sculacciate garantite. Noi non capivamo il perché e quindi lo giocavamo lo stesso, clandestinamente, col gusto leggero e un po’ stupito che hanno i giochi proibiti.
Si faceva così: a turno un bambino serrava con le mani gli occhi di un altro bambino, mentre quest’ultimo rivolgeva lo sguardo al Sole, continuando a fissarlo con gli occhi chiusi e ripetendo la formula magica:
“Due occhi con la pupilla per vedere il sole che brilla”.
La formula garantiva che una volta aperti gli occhi il sole si sarebbe trasformato in mille piccole stelle vaganti, che provocavano una gioia altissima, condivisa, fatta di risa, e di niente.
Siamo ancora capaci di giocare così, con niente?
Cari nuvola yogi, questo è il nostro invito per l’inverno: giochiamo con quello che non c’è, con la luce e soprattutto con la sua assenza. Pensiamo alla luce come qualcosa che ci splende sempre dentro e da cui possiamo attingere in qualsiasi momento ne sentiamo il bisogno.
In attesa che torni il Sole, restiamo pronti a spogliarci del superfluo, così come fanno le piante, a rallentare il nostro spazio vitale, come gli animali in letargo, a giocare, come fanno i bambini.
Per aiutarvi a giocare abbiamo chiesto ai nostri insegnanti della nuvola di indicarci una canzone che ricordi il Sole. Ne abbiamo fatto una playlist luminosissima, che speriamo vi accompagni, eccola: