Quando penso alla figura dell’eroe, il pensiero va inevitabilmente a Superman, Wonderwoman, Batman o Catwoman. Se poi ci penso seriamente, emergono nomi di persone che hanno lasciato un segno nella storia dell’umanità come Martin Luther King, Gandhi o Madre Teresa di Calcutta. Ma, se invece di limitare la mia attenzione al pensiero, guardo cosa mi circonda nella realtà quotidiana di casa mia, trovo viva e frizzante la presenza di un eroe piuttosto insolito: Paul McCartney.
Mio figlio Aenea ha tre anni e mezzo ed è da quasi un anno che ha scoperto “Get back” dei Beatles. Da quel giorno, per circa tre mesi, le nostre orecchie non hanno sentito altre canzoni. Poi siamo passati a “Don’t let me down” e “Ob-la-di, Ob-la-da” per poi, poco a poco, aprire finalmente il repertorio ad album diversi, da “Please please me” (1963) a ” Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” (1967).
Nella scoperta di nuove canzoni e album Aenea ha addirittura fatto un collage di foto dei Beatles e l’ha appeso al muro. Come un vero adolescente di tre anni.
Non si sa per quale strana ragione, tra i Beatles, Aenea abbia scelto proprio lui, Paul, dal sorriso furbetto e il carisma conclamato. Ama i suoi abiti eleganti e scuri, la sua dolcevita nera, la frangetta e le basette.
Paul è diventato il suo eroe.
…Cosa significa “eroe”?
Le prime due definizioni del termine date dal dizionario Treccani sono:
- nella mitologia di vari popoli antichi, un eroe è un essere semidivino, al quale si attribuiscono imprese prodigiose e meriti eccezionali: gli eroi erano in genere divinità decadute alla condizione umana oppure uomini trasformati in divinità grazie a meriti particolari
- attualmente, invece, viene chiamato eroe chi, in imprese di guerra o azioni di altro genere, dà prova di grande valore e coraggio affrontando gravi pericoli e compiendo azioni straordinarie (gli eroi della Tavola Rotonda; un e. del Risorgimento).
Il mitico Paul, non impugna la spada, né ha imparato a usare lo scudo o il fucile, lui suona il suo basso su quell’alto palco imponente, il suo campo di battaglia. Suona per ore, canta, da solo e in armonia con gli altri. È istrionico e sa stupirci, destreggiandosi tra pianoforte e chitarra con grande maestria.
Paul non è un semplice soldato esecutore della musica, lui la scrive, lui disegna le tattiche d’attacco per conquistare le groopies che, sotto il palco, piangono e si disperano celebrando la sua valentia (cosa che tra l’altro incute in Aenea un certo timore. Non riesce proprio a capire come mai tutte quelle fanciulle piangano tristi nel vedere Mr McCartney e il suo plotone! Se lui potesse essere lì al loro posto, non verserebbe una lacrima ma canterebbe e suonerebbe gioioso!).
Ebbene sì, le azioni valorose del grande Paul McCartney hanno affascinato il nostro piccolo Aenea, tanto che se lo incontrassi per strada e gli chiedessi il nome, non ti risponderebbe di chiamarsi “Paul McCartney dei Beatles!”. Aenea, invece di usare il mantello che gli cucii per il suo secondo compleanno, usa la dolcevita nera (come Paul in uno dei suoi concerti) anche d’estate. Invece di usare i bastoni che trova nel bosco come spade, li usa come chitarre e non passare dove c’è il suo pianoforte (immaginario), che se no lo spacchi e lui lo deve usare per suonare “Let it be“.
Invece di farsi costruire spade e scudi di cartone, Aenea ha chiesto basso, plettro, asta, microfono e amplificatore. Ha tutto il necessario per incarnare il suo eroe sul campo di battaglia mentre balla e canta animando i suoi fans sfegatati.
Ma cosa combatte il nostro eroe?
Combatte, all’insegna della bellezza le giornate grigie, accompagna mio figlio e tutti coloro che amano i Beatles nei loro pomeriggi, crea la colonna sonora a momenti indimenticabili della vita. Combatte la noia, la pigrizia e la televisione, tessendo curiosità e immaginazione per un bambino che a tre anni vende già i biglietti dei suoi concerti ai nonni e al fratellino di sei mesi!
Godiamoci anche noi un momento di bellezza, ecco a voi una playlist “eroica”:
Ma nonostante tutta la poesia e il genio musicale che Paul McCartney e i Beatles hanno lasciato alla storia, diciamo la verità: perché Aenea, italo-americano di tre anni che vive in un paesino di montagna in Piemonte e non va ancora a scuola, fa di Paul McCartney il suo idolo?
Forse la risposta è semplice: ha ritrovato nei capelli e la barba neri di Paul quelli del padre e negli occhi a goccia, quelli della madre.
Diventano quindi suoi eroi, quei personaggi che trova nel mondo e che lo riportano in qualche modo a casa, a sé. Perché è proprio così, ci appassiona ciò che vediamo fuori di noi, perché ci risuona, perché ci riguarda, perché già vive dentro di noi.
nuvola teacher