L’etimologia del termine guṇa rimanda al significato di “avvolgere”, indicando il filo di cui è costituita una corda. I guṇa sono i “fili intrecciati” che costituiscono la realtà manifesta.
Sentiamo parlare dei tre guṇa già nelle Upaniṣad e nello yoga classico, definiti come i tre componenti del mondo fenomenico, della materia, della natura.
Ogni cosa nel mondo manifesto è il risultato della combinazione di tre aspetti, presenti tutti e tre in ogni sostanza, in proporzione differente. Di questi, due sono forze opposte e contrarie, il terzo elemento è il principio di equilibrio tra i primi due.
La nostra natura più autentica è qualcosa che va oltre i nostri caratteri, i nostri eccessi e i nostri opposti. Per muovere verso la nostra natura più profonda, ricerchiamo una preponderanza del principio di equilibrio.
Le tre componenti, rajas, sattva, tamas, possono essere così definite:
tamas (तमस्): “oscurità”; indica la componente che tende a ostacolare il dinamismo della manifestazione.
rajas (रजस्), dalla radice rañj: “colorato”, “dinamico”; indica la componente che mette in moto la manifestazione
sattva (सत्त्व), dalla radice sat: “esistente”; indica la componente che illumina, che rivela il manifesto.
Possiamo associare i tre guṇa ad alcuni stati della mente:
tamas: torpore, ignoranza, indolenza.
rajas: instabilità, attività, desiderio
sattva: virtuosità, purezza, luminosità, saggezza
La pratica yoga è un ottimo strumento per prendere consapevolezza delle qualità della nostra energia e per imparare a governale.