Lotus flower

Secondo la visione ayurvedica, il nostro tema del mese di febbraio, vībhatsa rasa (il sapore del sentimento amaro, il disgusto di sé) si manifesta con depressione, insoddisfazione e autocommiserazione… Condizioni sempre più diffuse nella società di oggi.
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“A volte, quando sei in un posto buio, pensi di essere stato sepolto, ma in realtà sei stato piantato.”

Questa citazione ci dona una delle immagini più belle: un seme piantato nella terra, una pianta che lentamente cresce, espande le proprie radici, si rinforza, germoglia e fiorisce.

Non senza difficoltà ovviamente.

Il fiore di loto è una pianta acquatica associata al mondo yogico. È una pianta commestibile in tutte le sue parti e molto apprezzata nella cucina asiatica. Ha la caratteristica di possedere radici che affondano all’interno del fango e cresce e si sviluppa in stagni e paludi.

Altre sue peculiarità sono le foglie idrorepellenti (l’acqua non le bagna ma scivola via!) di grandi dimensioni e autopulenti, tanto da aver ispirato il nome del cosiddetto “effetto loto”. Ha inoltre spettacolari fiori colorati al cui interno sono evidenti “capsule di semi”.

Il fiore di loto accomuna le varie culture e religioni: basti pensare che era un fiore considerato sacro già nell’antico Egitto. In Oriente il fiore di loto è anche denominato loto indiano, sacro o rosa del Nilo. Nelle culture buddista e induista, la bellezza di questo fiore è associata ai criteri di purezza, bellezza, eleganza, perfezione e di rinascita spirituale.

Il significato attribuito al fiore, inoltre, varia in base alle sue diverse colorazioni. I fiori blu sono considerati simbolo di trionfo, saggezza, intelligenza e conoscenza. Quelli bianchi rappresentano perfezione spirituale e la purezza mentale. I fiori viola sono invece associati al misticismo e all’esoterismo. Quelli rossi sono collegati all’amore, compassione e al cuore. Infine, i fiori rosa sono considerati il vero loto di Buddha e riveste quindi un particolare primato.

La sua radice cresce nel fango, la pianta sopravvive ai pesci che provano a mangiarla, si eleva verso l’alto inseguendo la luce e fiorisce -immacolato- in superficie, unendo Terra e Cielo.

Il fango rappresenta i nostri desideri e l’attaccamento a tutto ciò che è terreno.

L’aprire i petali simboleggia l’espansione della nostra anima.

E la caratteristica di essere idrorepellente è la nostra capacità di “distacco”.

Il fiore di loto è simbolo di purezza del corpo, della mente e della parola.

Secondo la tradizione indiana, quando Buddha fece i suoi primi passi, nacquero fiori di loto ovunque intorno a lui.

Nella civiltà egiziana, il fiore di loto era legato al dio Ra e al tramonto del Sole: il fiore, infatti rimane aperto soltanto di giorno. Da esso si pensava fosse nato il dio Nefertum, divinità dei profumi.

In India il fiore di loto è il simbolo nazionale ed è associato alla Dea della fertilità e ricchezza, Maha Lakshmi che ha scelto il fiore di loto come suo trono.

La leggenda narra che un giorno una bellissima dea si smarrì nella foresta e affondò in un luogo buio e pieno di fango, chiamato Loto. Questo spazio era stato creato dagli dei appositamente per coloro che avevano fallito il loro destino.

La dea resistette per mille anni, fino a quando riuscì a riemergere e a fuggire da quel luogo, diventando essa stessa il simbolo del fiore di loto: perseveranza, coraggio e forza anche nelle situazioni più avverse.

Un’altra particolarità della pianta è di fiorire e generare i suoi semi allo stesso tempo.

Ciò rappresenta la simultaneità di causa ed effetto e la legge del karma. Come il fiore di loto emerge dove abbonda il fango, cresce in acque stagnanti, mantenendosi puro nella sua essenza, anche noi possiamo superare le circostanze più difficili ed elevare la nostra vita.

Non è un caso che per i greci, il fiore di loto rappresentasse il trionfo dopo aver combattuto instancabilmente contro il fallimento.

Il fiore di loto è la metafora del viaggio dello yogi. Esso è l’esempio di come qualcosa di così bello possa comunque nascere in un ambiente stagnante e poco piacevole. Da yogi abbiamo la possibilità di crescere, evolvere, inseguire la luce, così come il fiore che cresce nelle avversità della natura.

E ancora, è l’immagine del progressivo sistema dei chakra: dal chakra della radice, risale lungo la nostra spina dorsale fino alla luce gloriosa del settimo chakra, il chakra dai mille petali di loto.

I chakra possono essere aperti, chiusi, morenti o fiorenti, in base al nostro stato energetico, di consapevolezza e alla nostra interazione col mondo.

“Sai perché Antoinette persevererà, così come tu ed io?”

“Perché?” mi chiese cercando i miei occhi

“Perché lei è un loto, e anche noi.”

“Un loto?”

Sorrido tra me, ricordando la storia che papà mi disse da giovane.

“Il fiore di loto! Ne hai mai visto uno? Sono bellissimi.” Dico

“Ma la mia citazione non è per la loro bellezza. I fiori di loto provengono da tormentosi viaggi. I loro semi germogliano in acque fangose e stagnanti, tra detriti e grovigli di radici. Per il loto fiorire, significa forgiarsi la propria via attraverso l’oscurità, evitando di essere cibo per pesci ed insetti, significa spingersi verso l’alto sapendo innatamente, o almeno sperando, che ci sia luce da qualche parte in superficie, se solo riuscisse a raccogliere tutte le forze per farcela.

E quando ci riesce, emerge indenne dal suo viaggio e fiorisce trionfalmente.”

Le metto entrambe le mani sulle spalle.
“Sei un loto”.

“You know why Antoinette will persevere, just as you and I will?”

“Why?” she asks, searching my eyes.

“Because she’s a lotus, and so are we”

“A lotus?”

I smile to myself, recalling the story Papa told me as a girl. 

“The flower. Have you seen one? They’re gorgeous” I say. 

“But my point isn’t about their beauty. Lotus flowers lead harrowing journeys. Their seeds sprout in murky swamp water, thick with dirt and debris and snarls of roots. For a lotus to bloom, she must forge her way through this terrible darkness, avoid being eaten by fish and insects, and keep pressing onward, innately knowing, or at least hoping, that there is sunlight somewhere above the water’s surface, if she can only summon the strength to get there.

And when she does, she emerges unscathed by her journey and blooms triumphantly.”

I place both of my hands on her shoulders. “You are a lotus.” 

(Sarah Jio, All the Flowers in Paris)

Sara Savorani
nuvola teacher