पशु / paśu (bestiame)
«Tutti gli esseri, dal creatore alla materia inerte, sono chiamati 'il bestiame'. Formano il gregge del Dio che fa muovere il mondo. L'onnipotente Rudra (Śiva) è conosciuto con il nome di Pastore.»
Liṅga Purāṇa
Quella del pastore e del suo gregge è una simbologia antichissima che ha caratterizzato l’arte, la religione e il pensiero di molte culture, veicolando sentimenti di umanità autentica. Anche nella lingua italiana avviene spesso l’associazione tra una massa di individui e il regno animale, per un’immunità che diventa tale da combattere un virus, per indicare un gruppo di fedeli affidati alle cure spirituali di un’autorità ecclesiastica, per sottolineare ora un’irragionevole passività di atteggiamento (non popolo, ma gregge – Leopardi), ora un’originalità di pensiero (la pecora nera).
Secondo il pensiero indiano, che ancora una volta ci offre una riflessione sottile e profonda sui significati contenuti nelle immagini, nell’universo ogni cosa è composta da tre parti: una scintilla interiore, che è il principio della vita, associata all’anima; la materia, associata al corpo; un elemento che lega i due termini in relazione, associato ai ritmi vitali. Queste tre parti sono denominate rispettivamente: Signore del bestiame (Paśupati), bestiame (paśu) e le redini (pāśa). Nessuno può esistere indipendentemente dai ritmi vitali e questi ritmi sono il legame tra il corpo e lo spirito. Per tale ragione, il Signore del bestiame, il bestiame e le redini sono inseparabili gli uni dagli altri.