सङ्कल्प / saṅkalpa (intenzione)
Ogni rituale, in genere, incomincia con un’intenzione, con la formulazione di un voto o anche solo la determinazione ad accostarsi alla pratica. Con la parola saṅkalpa siamo soliti riferirci alla concezione di un’idea, un’intento, un proposito, un desiderio, una volontà.
Sulla nuvola abbiamo dedicato alcune pratiche all’origine, al principio, abbiamo portato attenzione ai nostri movimenti sul tappetino, interiori ed esteriori, per vivere appieno il nuovo inizio dell’anno, nella consapevolezza che ogni nuovo inizio comincia con piccoli passi, senza la necessità di porci degli obiettivi grandiosi, ma nel tentativo di ascoltare, nella pienezza del momento presente, la nostra voce più autentica.
Abbiamo cercato nella chiarezza della pratica, nella quiete del respiro, di formulare un saṅkalpa. Cosa c’è all’origine di ogni azione, di ogni nuovo inizio? Un’intenzione.
Saṅkalpa, come tanti termini sanscriti, porta con sé molti significati, qui ne scegliamo alcuni per provare a raccontarvi il senso di questa parola.
Il prefisso “san” veicola un senso di insieme, completezza, totalità, la radice “klṛp” (da cui “kalpa”) significa ben organizzato, ordinato, regolato.
Se la mente è abituata a pensare, discriminare, associare, dissociare e così via, formulando un saṅkalpa, muoviamo in senso opposto, armonizziamo le diverse sensazioni, desideri, emozioni, in un’unica intenzione, organizziamo il caos naturale e dispersivo del procedere della mente, assumendo un intento potente, integrando l’intero essere, sentire, agire in una coerente unità, in un’integra verità.
Se il pensare in sanscrito si esprime con il termine “vikapla”, che veicola i significati di indecisione, esitazione, incertezza, differenza, opzione, nel saṅkalpa non esiste il dubbio né la confusione.
Pronunciamo nel profondo di noi stessi, un saṅkalpa, che sia dedicato a noi stessi o a qualcun altro, che elevi e che illumini, che ci guidi nei momenti di confusione, che sia un faro per noi e per chi ci sta intorno.