Bhuvaneśvarī è la dea il cui corpo è il mondo, è la matrice, l’energia madre che fila l’universo che contiene in sé, che tiene e sostiene, è la grande distesa dove si mantengono e nascono tutte le cose. Il mondo è dentro il suo corpo, tuttavia Bhuvaneśvarī è al centro di ogni cosa, ogni atomo della materia più densa, grazie a lei il nostro corpo esiste in mezzo agli altri corpi.
Bhuvaneśvarī Devī siede su un letto di pietre preziose, indossa veste e gioielli rossi, anche i suoi occhi sono rosso scuro, ha un viso delicato ed è incredibilmente bella. Il pungolo che tiene in mano simboleggia il controllo che esercita sul mondo fisico e con Abayamudrā ci protegge e dissipa le nostre paure.
Bhuvaneśvarī è la Grande Madre che si incarna nel mondo, la grande nutrice che genera la vita terrena e la riassorbe di nuovo in sé.
È la madre di tutto, non è solo la metà del dualismo mitologico che associa l’assoluto al maschile e la materia la femminile, Bhuvaneśvarī è non-duale, è la madre dello spazio che si estende verso l’esterno e verso il cielo e dello spazio all’interno, che si estende verso le profondità della terra e del cuore, è la dea dei due mondi: terra e cielo.
Essendo il suolo su cui tutto si dispiega, rappresenta il vuoto, ma, allo stesso tempo, è descritta come pienezza, è colei che ci illude della separatezza e della finitezza, ma anche colei che ci mostra la strada per raggiungere la libertà. La possiamo scorgere al centro, madhya, nello spazio tra un’attività e l’altra, come il punto in cui un pendolo per un attimo si arresta prima di raccogliere l’energia per dondolare ancora, uno spazio vuoto pieno di potenza.
Bhuvaneśvarī è il respiro dentro il respiro.
Possiamo osservare questo spazio nella piccola pausa tra un respiro e l’altro. Ci sediamo in una posizione comoda e chiudiamo gli occhi, proviamo ad assaporare questa sensazione di completezza nell’attimo che separa inspirazione ed espirazione, trattenendo il respiro per un attimo alla fine dell’inalazione e alla fine dell’esalazione, in cerca di quello spazio forse piccolissimo e difficile da trovare. Mentre il respiro continua a scorrere avanti e indietro, sentiremo piano piano espandersi la consapevolezza del centro, dello spazio infinito nascosto tra i respiri.
Il mantra di Bhuvaneśvarī:
आं श्रीं ह्रीं भुवनेश्वर्यै नम:
Auṃ Śrīṃ Hrīṃ Bhuvaneśvarārayai namaḥ
“Aum. Offro il saluto alla Signora dello spazio piena di auspici, a colei che è la manifestazione dei modi”
Cantando a Bhuvaneśvarī invochiamo la pace che sorge quando la coscienza si espande, la compassione che si prova quando riconosciamo che tutti gli esseri sono parte di un unico corpo e quando stabiliamo una relazione di identità con la terra e tutti gli esseri viventi, la capacità di dissolvere le differenze che ci separano, riconoscendo la nostra umanità come qualcosa di sacro che ci accomuna.
Possiamo supportare la nostra recitazione con lo yantra dedicato a Bhuvaneśvarī
Percorriamo prima con lo sguardo e poi nella mente le linee geometriche che vanno dai bordi esterni, qui gialli come il colore della conoscenza, e muoviamo gradualmente verso l’interno, fino al centro esatto della stella, il bindu, la goccia, l’essenza della dea. Qui incontriamo Bhuvaneśvarī nella profondità della nostra meditazione.