«O Signore supremo, nonostante tutto quello che ho sentito, ancora oggi i miei dubbi non sono dissipati. Qual è la tua realtà, O Essere Divino? Sei tu l’energia contenuta nel suono da cui derivano tutti i mantra?»
Sri Vijñānabhairava Tantra
Ci pensate a che magia è il linguaggio?
Un bimbo nasce capace di emettere qualsiasi tipo di suono, ogni verso possibile immaginabile, il suo pensiero non è ancora articolato, il suono è ancora Uno, svincolato dal senso, eppure è presente chiaro e udibile, pronto a farsi modellare, addomesticare, pronto per essere espresso. Nonostante in un bambino la parola sia selvaggia, pensiamo al potere comunicativo che ha: è capace di mettere in connessione il bimbo e se stesso, il bimbo e gli altri, il bimbo e il mondo. La parola è l’energia che filtra tutte le cose, le nomina, dà loro un senso in questo mondo, rendendo possibile il pensiero e la relazione tra esseri umani.
Sin dall’epoca dei Veda il pensiero indiano ha sempre attribuito un valore primario alla parola.
Con il tantrismo non duale si sviluppa poi enormemente la sua potenza e il suo ruolo, soprattutto sotto forma di mantra.
la Parola ha il ruolo di creazione cosmica, rappresenta l’aspetto di energia, śakti, che pone il mondo in essere.
Śiva contiene in sé in forma potenziale ogni suono, tutti e cinquanta i fonemi dell’alfabeto sanscrito, dove ciascun fonema corrisponde ad un aspetto della sua potenza creatrice che porta in essere uno dei piani della manifestazione cosmica, attraverso un processo eterno e ciclico, che fornisce l’origine e il sostrato, fatti di parola, del mondo.
Lo stesso avviene nell’essere umano: la parola è presente nell’uomo a tutti i livelli, compreso quello più alto di parola suprema, e attraverso la sua apparizione progressivamente più concreta, nasce nell’uomo il linguaggio e, con questo, la coscienza che ha di sé e del mondo. In un’ottica uguale a quella dell’origine dell’universo, all’origine della coscienza umana vi è la parola suprema, fondamento di pura coscienza, per poi via via delinearsi le prime affermazioni dell’essere, i lineamenti del linguaggio, la percezione e la “denominazione” del mondo, la coscienza discorsiva, per poi manifestarsi nella parola esplicita.
L’Io (nello śivaismo kāśmīro non duale, da cui discendiamo noi Hatha yogi dei nostri tempi), in quanto coscienza, è pensiero, e il pensiero è sempre inscindibile dal linguaggio, poiché consiste in una vocalità, in un continuo discorso interiore, che permette di conoscere il Sé, gli individui e il mondo circostante. È proprio l’Io in quanto vocalità che, a differenza delle parole ordinarie, le quali portano l’attenzione verso un oggetto esteriore, adduce la coscienza a riposare in sé, liberandola dalle distrazioni e dagli interessi pratici.
«Il pensiero discorsivo non è un nemico, è una forma limitata, e quindi concepibile, udibile e più afferrabile, della parola suprema. Non fermiamoci al primo velo, non lasciamo che la nostra mente perda l’infinito potenziale che abbiamo sin da piccoli, insegniamole a risalire, parola dopo parola, i significati più profondi, prestando ascolto alla musica del Sé, permettendole di portare armonia nella nostra vita.»